sabato 11 agosto 2012

Andando in bici


E' stato Paolo Rumiz a farmi notare la potenzialità di questo gerundio ciclistico che, essendo un verbo non finito (o infinito), con un senso di durata, dà l'idea della continuità, del succedere delle cose così come succede la vita, un ciclo di accadimenti che si avvicendano, come l'asfalto fugge da sotto le ruote della bicicletta.
La parentela etimologica "ciclo-bicicletta" sugge
risce l'esistenza di qualche connessione tra la metà meccanica di me centauro e la rappresentazione - anche simbolica - che diamo del nostro "andando" nel mondo. 
Un giorno suo figlio gli disse dal seggiolino, mentre lui lo portava a spasso: "Papà: andiamo stando".
 
Mi chiedo se andiamo stando sia una foto o un film, un verbo o un locuzione avverbiale, una potenzialità o il suo dispiegarsi nel mondo delle cose che accadono, acqua trattenuta dalla diga o acqua che scorre tra i sassi.


Emilio Rigatti, Confini blu (Ediciclo Editore)

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