"Un giorno, mentre mi trovavo nella biblioteca universitaria, presi dagli scaffali un libro intitolato An Autobiography: The Story of My Experiments with Truth. L'autore era qualcuno di cui riconobbi subito il nome e la cui visione del mondo conoscevo almeno parzialmente per via indiretta. In effetti, non avevo mai letto niente di suo. Il suo nome era Mahatma Gandhi. [...] Gandhi aveva decisamente ragione su alcune cose.
Mangiare animali, mangiare la loro carne, come facevo io, di certo favorisce il loro massacro, la loro morte violenta e assolutamente terribile [...]. Inoltre, da quanto cominciavo ad apprendere sull'alimentazione, venni a conoscenza del fatto che non era necessario mangiar carne per godere di una corretta alimentazione. A questo punto tutto era chiaro: il massacro di animali a scopo alimentare è qualcosa di inutile. [...] Dalla lettura di Gandhi avevo appreso che alcuni indiani consideravano il cibarsi di una mucca come qualcosa di totalmente ripugnante. Capii allora che a me succedeva lo stesso con cani e gatti: non avrei mai potuto mangiarli. Le mucche erano così diverse dai cani e dai gatti da richiedere una considerazione morale differente? E i maiali, anche loro erano diversi da cani e gatti? Forse qualcuno degli animali di cui mi nutrivo era così diverso da cani e da gatti?"
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