Si parla molto di libertà. E non è un caso che si percepisca nel contempo il ruolo di servitù della maggior parte delle persone. Non si aspira però veramente ad essere liberi, ma liberti, cioè liberati per manomissione di un padrone generoso. Questo tipo di libertà è quella delle opportunità. Si pensa quindi che la ricchezza dia una maggiore libertà. Ma un ricco non è più libero, ha solo un guinzaglio più lungo.
Se andiamo ad analizzare l'abbondanza di opportunità, potremmo fare un esempio bizzarro: prendiamo due aspiranti suicidi, uno è nella sua stanzetta al piano terra, senza gas e senza corrente, non ha oggetti con cui farsi del male, tenta di trattenere il respiro ma non riesce ad andare all'altro mondo; un altro invece è in cima a una scogliera, ha una pistola carica, una bottiglietta di veleno, coltelli, lamette e ferramenta varia. Il primo rinuncia all'intento, il secondo mette in atto il suo scopo perché ne aveva tutte le opportunità. Ma il giorno dopo, quello che non è riuscito a suicidarsi ha la possibilità di fare ancora molte cose, sicuramente ha la possibilità di cambiare idea, quello che ci è riuscito no. Perché le cose che facciamo, le cose di cui ci interessiamo, dipendono sempre dalle idee che abbiamo in testa e le idee che abbiamo in testa dipendono da noi stessi solo in minima parte.
A cosa serve dunque avere opportunità se la nostra mente ci mette a disposizione idee rozze su come utilizzarle? Che libertà è una libertà senza pensiero?
C'è però un'altra libertà che è la capacità di utilizzare quello che si ha, anche se si ha poco. L'inventiva, la creatività umana sono portatrici di questa libertà, che è più preziosa e in confronto alla quale l'altra libertà, quella delle opportunità, somiglia a quel panettone da 80.000 euro che non è affatto più buono degli altri, è solo pieno di oggetti preziosi, preziosi per una certa civiltà in una certa epoca ma inutili ai fini del gusto alimentare.
Una nuova corrente di studiosi della neurologia e dell'infanzia afferma che siamo tutti geni fino a 5 anni. Dopo di che, piano piano, smettiamo di esserlo. C'è qualcosa nella nostra civiltà o, semplicemente, nella nostra crescita che ci preclude moltissime possibilità. Non ultima l'educazione scolastica. Altre, ce le precluderemo da soli, quando saremo grandi.
Lachlan Connors è un giovane atleta di lacrosse. Il lacrosse è uno sport mutuato dagli indigeni del Nord America, una specie di hockey su prato. Un giorno Lachlan, durante un'azione di gioco, batte la testa. I medici gli dicono che non potrà mai più praticare sport di contatto, troppo pericoloso.
Nel giro di pochi mesi, scopre un'attitudine musicale fino a prima sconosciuta e in poco tempo impara a suonare 13 strumenti musicali. Era una possibilità che c'era già nella sua testa, ma ha dovuto prendere una capocciata per scoprirla.
Grazie a Natalino Balasso.
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