mercoledì 27 novembre 2013

LETTERA ALLA POPOLAZIONE FAROESE


Questa è una lettera indirizzata da Peter Hammarstedt alla popolazione faroese nel 2010.

Il brano seguente è stato pubblicato oggi dal principale quotidiano delle Isole Feroe, il Dimmalaetting. E' una lettera indirizzata alla pololazione faroese scritta dal membro di Sea Shepherd Peter Hammarstedt, il quale ha operato sotto copertura alle Isole Faroe, 

30 Luglio 2010

Alla popolazione delle Isole Feroe,

Mi trovavo a Klaksvik da una settimana quando ho letto che un'altra gr
ind aveva avuto luogo a Torshavn. Non ne sono rimasto sorpreso perché so che il cambiamento richiede tempo. Non mi aspettavo che la grind potesse aver fine "dall'oggi al domani" soltanto perchè avevo scattato qualche fotografia. Ma mi sento ancora ottimista perché se guardo alla storia so che un giorno le uccisioni si fermeranno.

La caccia alle balene ha aiutato a costruire il Paese dell'Australia. Le coste dell'Isola della Tasmania sono disseminate di vecchie stazioni baleniere. Una singola stazione baleniera nel Queensland, sulla costa nord-est del Paese, ha visto 6.277 megattere in una singola decade, a metà del Ventesimo Secolo. Negli anni Cinquanta e Sessanta una compagnia baleniera in Australia Occidentale catturava una media di 1.000 globicefali e megattere all'anno.

Ma il 20 Novembre 1978 è stata arpionata l'ultima balena in Australia. Una crescente lobby di ambientalisti australiani, guidata in parte dalla figlia del Primo Ministro Malcolm Fraser, ha convinto Fraser a fermare la caccia alle balene per sempre e a fare ciò che egli "già sapeva fosse giusto fare". Solo trent'anni più tardi, l'Australia è diventata il più accanito oppositore della caccia alle balene alla Commissione Baleniera Internazionale (International Whaling Commission) e, recentemente, ha annunciato la propria intenzione di portare i balenieri giapponesi che operano in Antartide davanti alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia per le loro attività illegali di caccia alle balene (il processo in questione è in corso proprio in questi mesi, ndt). Le tradizioni cambiano perché a volte un cambiamento nella coscienza umana lo richiede.

Vedere le conseguenze della grind a Klaksvik non è stato il mio primo contatto ravvicinato con globicefali spiaggiati. Più di un anno fa, ho fatto parte di una squadra di salvataggio in Australia, su un'isola remota, dove 174 globicefali si erano spiaggiati. Dei 54 globicefali spiaggiati ancora in vita, 53 sono stati reintrodotti in mare da volontari di Sea Shepherd, isolani e personale esperto di fauna selvatica di agenzie governative. Il tempo è poi peggiorato, ritardando i nostri tentativi di salvare l'ultimo cetaceo rimasto, un esemplare femmina. Per quasi tre giorni siamo rimasti seduti al suo fianco, coprendola con panni umidi per proteggerla dal sole battente. Le abbiamo versato addosso secchi d'acqua, continuando a monitorare il suo respiro.

Quando il vento è cessato, le abbiamo messo un'imbracatura intorno al corpo e l'abbiamo trainata in mare, utilizzando due moto d'acqua. A un centinaio di metri dalla costa ha iniziato a spingersi via dall'imbracatura e dall'elicottero abbiamo potuto vedere che stava andando dritta verso il proprio branco. L'avevano aspettata per tre giorni, appena a mezzo miglio dalla costa. Da allora, non ho mai dubitato della complessità dei loro gruppi sociali, e a volte penso che i cetacei siano capaci, più di noi umani, di mostrare empatia e compassione.

Mi ha stupito il fatto che per salvare la vita di un cetaceo il Governo e il popolo Australiano fossero disposti a investire in una squadra di 10 persone, tra esperti di fauna marina e scienziati quando, 30 anni prima, i cetacei avevano più valore da morti che da vivi. E' stato a questa storia che ho pensato quando ho ricevuto una e-mail anonima da un cittadino faroese. Questa persona mi ha raccontato che, più o meno nello stesso periodo in cui mi trovavo in Australia, un'orca si era incagliata nel porto di Klaskvic. I residenti locali sono corsi verso il litorale, ma questa volta lasciando a casa i loro grindaknivar e i loro soknaronguls. E' stato fatto un enorme sforzo per reintrodurre l'orca in mare e, se non fosse perché la sua salute era peggiorata, quest'orca sarebbe sopravvissuta. Ho ragione di essere sicuro che la grind un giorno avrà fine.

Cultura e tradizione sono importanti ma, come disse una volta il Mahatma Gandhi: "La grandezza di una nazione e del suo progresso morale possono essere giudicate dal modo in cui vengono trattati gli animali". I globicefali hanno aiutato i faroesi a sopravvivere per secoli ma, adesso che questo popolo vanta tra i tenori di vita più alti del mondo, la grind non è più necessaria per la sussistenza. Come l'Australia, le Isole Feroe sono nella posizione di scegliere il whale-watching al posto della caccia ai cetacei e di scegliere la compassione, al posto delle uccisioni. A volte abbiamo la necessità di compiere delle azioni senza rifletterci tanto sopra perché siamo creature abitudinarie. Credo onestamente che un giorno la popolazione faroese deciderà di fermare la grind, non perché io penso che dovrebbero farlo, ma perché é "la cosa giusta da fare", non solo per via della crudeltà del massacro, o per gli effetti sull'ambiente, ma anche a causa dei metalli pesanti contaminanti rilevati in questa carne.

Come uomo di mare e ambientalista sono stato in tutti e sette i continenti e ho perso il conto di quanti Paesi abbia visitato ma devo dire di non essere mai stato in un posto più bello delle Isole Feroe. Per cui mi ferisce il fatto di non poter menzionare uno dei segreti meglio custoditi del turismo, senza menzionare il fatto che ogni estate le acque intorno a queste meravigliose isole si tingono di rosso sangue. Aspetto con impazienza il giorno in cui le Isole Feroe non saranno più note per la loro crudele grind, ma per le canzoni incalzanti di Annika Hoydal, le belle poesie di Roi Patursson, le drammatiche gole e i fiordi in luoghi come Gjogv, e il calore del popolo feroese.

I miei più cordiali saluti,

Peter Hammarstedt
Primo Ufficiale, M/Y Bob Barker
Sea Shepherd Conservation Society


Articolo originale 

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