“Col passare del tempo, non si limitarono ad ucciderli [gli animali]….Non ebbero scrupolo a divorare i cadaveri degli animali, di lacerarne a morsi la carne esanime, di berne il sangue, di suggerne gli umori, e di seppellire viscere nelle viscere. Dagli animali feroci si passò alle bestie innocue. Si cominciò dappertutto ad infierire sulle pecore, animali senza frode né inganno, sulla lepre, colpevole soltanto di essere saporita. Non si risparmiò il bue domestico, che aveva lungamente nutrito col suo lavoro l’ingrata famiglia; non ci si astenne da nessuna razza di uccello né di pesce; e la tirannide della gola arrivò al punto che nessun animale fu più in grado di sottrarsi alla caccia spietata dell’uomo. Un altro effetto ebbe la consuetudine: consentì di usare crudeltà contro ogni specie vivente, senza percepirla come tale, purché ci si astenesse dal colpire l’uomo. Ma succede col vizio come col mare: si può forse impedirgli di rompere, ma porgli un argine una volta che ha rotto non è in potere di nessuno”
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